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Laboratori montessoriani: cosa sono e come funzionano

Ruggero Poi, responsabile della cooperativa Tantintenti, spiega il metodo Montessori

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Nel castello di Masino, in occasione dell’ultima Tre giorni per il giardino, i laboratori per bambini organizzati dalla cooperativa Tantintenti sono iniziati con i bambini che annodavano spago e canne di bambù, e sono finiti con i genitori talmente presi dal gioco che non volevano più andar via. Ispirate alle idee di Maria Montessori, le attività dirette da Ruggero Poi per la cooperativa Tantintenti con il sostegno della Fondazione Zegna basano la propria cifra distintiva su una didattica che riesce a coinvolgere i più piccoli, appassionando però l’intera famiglia e proponendosi, quindi, come esperienze familiari a tutto tondo. Per spiegare l’approccio montessoriano alla didattica, Ruggero Poi parte proprio dall’esperienza più recente: quella di Masino: «Siamo partiti dall’utilizzo di un materiale semplice, il bambù, e con questo materiale abbiamo dato la possibilità ai bambini di fare almeno due tipi di esperienza: la prima legata all’apprendimento delle caratteristiche dell’elemento naturale, alla comprensione dei suoi limiti e dei suoi pregi; la seconda relativa alla legatura, alla possibilità di legare fra loro i pezzi di bambù con lo spago trasformando un materiale presente in natura in un elemento costruttivo».

Alcuni, tra i figli degli espositori che avevano uno stand alla “Tre giorni”, sono rimasti a giocare per giorni. Unire la didattica all’esperienza ludica, per quanto molto diffusa, è una tecnica che nei laboratori montessoriani raggiunge la sua massima espressione. Nel caso dei laboratori intitolati “Tanti infestanti modi”, il cui nome ruota intorno alle caratteristiche del bambù (pianta infestante, per l’appunto), l’attività laboratoriale è preceduta dalla descrizione delle peculiarità del materiale utilizzato. «Sono caratteristiche che contraddistinguono molti materiali – spiega Ruggero Poi – a cui normalmente non facciamo caso. I bambini hanno realizzato sculture, modellini di imbarcazioni, piramidi, sia in due che in tre dimensioni. Noi abbiamo fornito loro soltanto le indicazioni su come fabbricare i nodi per legare fra loro i pezzi di bambù. La logica è quella di renderli autonomi nel processo d’ideazione e costruzione dei loro modelli così che loro, adoperando la fantasia, possano costruire ciò che più gli piace sviluppando la loro competenza immaginativa. È ciò di cui parlava anche Bruno Munari, che su questi temi ha sviluppato il proprio lavoro».
Ma cosa contraddistingue, in poche parole, i laboratori d’ispirazione montessoriana da tutti gli altri? «Se parliamo del bambù – racconta Poi -, tanto per cominciare ritorna bambù. L’elemento che è stato utilizzato per costruire, una volta terminata l’esperienza ritorna al suo stato originario. L’esperienza è lì, nel processo di costruzione e di utilizzo. Potremmo dire, semplificando molto, che i cardini dei laboratori montessoriani sono tre. Reversibilità: finita l’esperienza, i materiali tornano a essere ciò che erano in precedenza. Educazione cosmica: tutti gli elementi ambientali sono collegati fra loro in maniera indissolubile. Autonomia: ai partecipanti vengono forniti gli elementi sufficienti a renderli autonomi e in grado di ripetere l’esperienza da soli. Al di là di queste tre direttrici, un elemento importante dei laboratori montessoriani è l’errore, visto in chiave positiva come una tappa necessaria del percorso di apprendimento».

Le attività della cooperativa Tantintenti, a cui partecipano per la gran parte bambini dai due ai dodici anni, prevedono spesso l’utilizzo delle tecniche di storytelling: l’esperienza viene introdotta attraverso la narrazione di una storia, in modo che alcuni concetti chiave rimangano impressi nella memoria del bambino. I materiali usati sono quasi sempre di facile reperibilità. Solo in alcuni casi, come quello in cui la cooperativa ha coinvolto il direttore del planetario di Milano, Fabio Peri, in un laboratorio intitolato “Esistono le formiche su Marte?”, anche gli oggetti tecnologici possono servire allo scopo. Giornali, scatole, spago… Anche le scatole delle cravatte prodotte da Zegna sono diventate, in qualche caso, oggetto di utilizzo in un laboratorio di Tantintenti. La cooperativa, il cui percorso è cominciato nel 2016 con Casa Zegna, è al lavoro per l’organizzazione di “Com’è fatto”, un laboratorio incentrato sulla collaborazione con il mondo dell’impresa per raccontare la costruzione di prodotti reali. «L’idea – conclude Ruggero Poi – è quella mettere il bambino al centro di un’esperienza costruttiva che coinvolga non soltanto lui, ma l’intera famiglia. Il laboratorio dev’essere, appunto, un’esperienza familiare».


Ruggero Poi Già fondatore e vicepresidente esecutivo della Fondazione Montessori Italia, è formatore Montessori e direttore di corsi di formazione nel metodo Montessori.  Per la cooperativa Tantintenti è responsabile dell'area Giovani.  Ha ideato e diretto Corsi per Educatori Museali in collaborazione con i principali dipartimenti Educazione Museali italiani e coordinato il primo master universitario in "Educational Management per l'Arte Contemporanea" in collaborazione con l'Università del Piemonte Orientale e Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli. Ha tenuto laboratori e workshop per molti festival in Italia e all'estero quali: Festivaletteratura, Festival della Mente, Festival della Filosofia, Festival dei Saperi,  Festival dei Bambini, Manifesta 7, Evento 2011 Bordeaux, Ecomondo, Zonarte Torino, Artissima 8, Domenica del Fiorentino, Exposcuola, Remida Day Milano e Torino. Ha tenuto lecture e conferenze su arte, educazione e neuroscienze. E' autore di libri per l'infanzia: l'ultima collana edita da Carthusia si intitola "Piccole Avventure Montessori".

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