* Rubrica a cura di Alessandro Mesini, esperto del verde
Sospesa tra Natura e Giardino, la Conca dei Rododendri, a Trivero, sa regalarci di entrambe l’incanto. Il Giardino che di per sé è una sorta di specchio ustore della Natura dove il meglio è concentrato in un luogo ristretto raccogliendolo da terre anche molto lontane, non solo geograficamente, ma per clima e cultura, si fonde qui con la cornice di un parco che non si distacca dalla foresta intorno.
Procedendo dall’esterno verso l’interno, un cammino inverso a quello che il primo visitatore segue per il richiamo del cuore pulsante fatto di colori e cascate di fiori, osserverete una foresta frutto di un lungimirante lavoro di messa a dimora su un terreno reso nudo dai tagli eccessivi operati per far legna che ormai si avvia verso il secolo d’età, così ben integrata con l’ambiente che non ha l’aspetto di un parco all’inglese ma ha saputo generare al suo interno tutte quelle dinamiche di successione botanica che fanno del bosco uno degli habitat più complessi del pianeta.
Poi ai limiti della Conca un sapiente gioco di grandi alberi che fanno da cornice, quasi impercettibile, proprio perché suscitano attenzione soltanto per il colore e non per la specie che tutti sappiamo riconoscere come regina dei boschi: il faggio. Faggi dalle foglie colorate di rosso che si mescolano e contrastano con le altre essenze arboree e sotto le quali è d’obbligo passare per giungere al pendio ben esposto inondato di luce e di fiori.
Camminando fra i rododendri, oggi di grande taglia, si fatica a pensare come poteva essere questo luogo al suo inizio perché tutto resta sospeso in una sorta di mondo a parte fatto di pace, percorso solo dal brusio dei visitatori che si additano l’un l’altro le diverse tonalità di rosa, di rosso, di bianco, ora in cespugli grandissimi, ora in macchie, ora in passaggi a volta. E’ l’esempio come la passione per una singola pianta possa trasformarsi in un autentico giardino delle meraviglie. Rose, rododendri e peonie sono le uniche tre specie ad aver raggiunto simili traguardi.
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Disegnata su progetto dell’architetto Pietro Porcinai dopo l’alluvione che ha colpito il biellese nel 1968 è stata ampliata con l’aiuto di Paolo Pejrone. Oggi nonostante si sviluppi lungo un pendio deciso è accessibile anche alle persone con diversa abilità grazie ai percorsi ampi e con fondo idoneo.
Al fondo della conca troverete il primo esempio di quello che dopo l’amore per la natura è un’altra cifra dell’operato della famiglia Zegna: l’arte. Potrete ammirare l’opera di Dan Graham che inserisce materiali e linee modernissime in un ambito naturale trovando un equilibrio perfetto dove ognuno conserva la propria identità nel rispetto e nell’integrazione dell’altro.
La Conca dei Rododendri non potrà che essere la prima tappa di un cammino più ampio alla scoperta dell’Oasi Zegna. Anche lungo la strada panoramica che porta in quota incontrerete grandi esemplari di rododendri, seguiti da panorami che spaziano sulle vette alpine, fino all’esperienza del rigenerante Forest Bathing lungo il percorso che attraversa il Bosco del Sorriso. Non impegnativo e piacevole in tutte le stagioni, adatto a tutti e a tutte le famiglie.