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Valle Cervo, un patrimonio storico inciso nella pietra

Viaggio nella cultura e nella geografia di un luogo affascinante e misterioso che ha vissuto l'età dell'oro e l'abbandono. E che ora è meta di un turismo lento che ama riscoprire piccoli borghi e antiche tradizioni

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* di Paolo Patrito

La Panoramica Zegna non è solo uno straordinario balcone sulla pianura e la principale via di accesso all’Oasi Zegna, ma anche un filo che lega l’area delle valli di Mosso e del cossatese con uno degli angoli più affascinanti del Biellese, la Valle Cervo.  

La valle prende il nome dal torrente che l’attraversa, ma anticamente si chiamava “Valle d’Andorno”, dal nome del comune più popoloso. Incastonata nel mare verde delle Prealpi biellesi e in perfetta continuità con il territorio dell’Oasi, la Valle Cervo vede nella pietra il suo “ingrediente” più importante.  

Qui sopra e nella foto grande, vedute di Rosazza. Sotto, una panoramica della valle
Qui sopra e nella foto grande, vedute di Rosazza. Sotto, una panoramica della valle
Se la bassa valle - infatti - è legata alla storia industriale di quest’area (basti pensare all'ex Cotonificio Poma con annesso villaggio industriale a Miagliano, ma anche ad aziende in piena attività come lo storico Cappellificio Cervo a Sagliano Micca, da alcuni anni tornato sul mercato grazie alla famiglia Zegna), nella parte alta della valle, più stretta e selvaggia, storia e paesaggio cambiano radicalmente.  

Da Campiglia Cervo in su, la pietra è onnipresente. Affiora dagli squarci sui fianchi della montagna, ciò che resta di antiche cave ora in gran parte dismesse, delle quali la natura si sta  velocemente riappropriando. È il caso dell’anfiteatro di roccia in località Balma a Campiglia Cervo, dove la montagna scavata dai minatori ospita oggi una palestra di roccia e un ristoro. 

In Valle Cervo la pietra è visibile, quasi palpabile, anche nei muri delle case di paesi come Rosazza o a Sassaia, piccola borgata che si incontra lungo gli ultimi tornanti della Panoramica Zegna, scendendo da Bielmonte. Sassaia, non a caso, è chiamata il Paese di Pietra, ma la pietra di cui è fatta ha un nome preciso. È la sienite, un granito con caratteristiche eccezionali di durevolezza e resistenza, ampiamente utilizzato per realizzare monumenti, costruzioni e arredo urbano, in Italia e all’estero, da Torino a New York, da Roma al Sud Africa.  

Attorno all’attività di costruzione, prima, e successivamente all’estrazione della pietra è ruotata tutta la vita della valle per almeno 4 secoli. Le prime fonti che raccontano delle abilità dei valìt (così si chiamano gli abitanti della valle) come costruttori e scalpellini risalgono al 1585. Oltre alla pietra, il territorio aveva poco da offrire, così gli abitanti emigravano, chi stagionalmente, chi per sempre, ed esportavano le loro abilità negli altri stati della penisola e all’estero. 

L’Ottocento per questa valle è stata l’età dell’oro, grazie all’inizio dell’attività estrattiva (prima si usavano solo rocce affioranti) e a un personaggio come Federico Rosazza Pistolet, imprenditore, uomo politico e filantropo che, in qualche modo, ha anticipato quella necessità di integrare in un unico percorso di cura uomo e ambiente che, qualche decennio dopo, sarebbe stata portata a compimento da un altro grande biellese, Ermenegildo Zegna.  

La valle Cervo è territorio di montagna, incuneato tra Biella e la valle d’Aosta, con il borgo di Piedicavallo, in testa alla valle, punto di partenza per gite ed escursioni. Però qui si respira anche cultura, storia e un pizzico di mistero. In bassa valle, Sagliano ospita la casa natale di Pietro Micca, il soldato dell’esercito sabaudo che nel 1706 morì per difendere la Cittadella di Torino dall’assedio dei Francesi. Più in alto, il piccolo paese di Rosazza contiene un campionario all’aperto dell’arte degli scalpellini e della visione di Federico Rosazza che, con la collaborazione del suo architetto di fiducia Giuseppe Maffei, ha disseminato nel territorio monumenti e opere d’arte in un intrico di simboli massonici ed esoterici. 

Qui sopra e nella foto grande, vedute di Rosazza. Sotto, una panoramica della valle

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