Chi sono i suoi pazienti?
“Io non li chiamo pazienti, perché non sono medico. Sono
allievi, studenti delle tipologie più diverse, dai bambini che si avvicinano
alla musica (lavoro spesso con le scuole primarie) o professionisti, musicisti,
persone che parlano in pubblico”.
Cosa insegna loro?
“Il mio compito è portarli alla consapevolezza dei
meccanismi basilari del funzionamento della voce, metterli in guardia dai
pericoli che si corrono utilizzandola nel modo sbagliato, far conoscere loro quelli
che sono i processi per preservarne il buono stato di salute. Con i bambini
cerco soprattutto di svilupparne la musicalità, cioè il senso melodia e del
ritmo. Con i professionisti, intervengo sui meccanismi legati alla performance,
alla resistenza, all’intonazione, all’estensione vocale, fino ad arrivare alle
peculiarità stilistiche”.
Quali sono i principali errori da evitare nell’uso della
voce?
“Le questioni principali riguardano l’articolazione dei
suoni, la dizione, l’apertura o chiusura delle vocali. Spesso bisogna rimediare
all’abuso del volume: le maestre di scuola, per esempio, spesso sono costrette
a usare dei fischietti per farsi sentire dai bambini. Usare molto la voce, a volumi
troppo alti, può causare diversi problemi. Nelle scuole primarie, il lavoro
principale è rivolto alla musicalità e alla capacità d’ascolto. La tecnologia
pone le persone in un contesto vorticoso, in cui è facile lasciarsi distrarre e
non ascoltare ciò che si deve. Prima di tutto, occorre ascoltare se stessi, il
proprio corpo”.