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Scoprire gli insetti dell'Oasi Zegna, sentinelle del territorio

Dove cercarli, come proteggerli. Seguiamo ancora oggi i consigli dell'entomologo Giorgio Celli

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Minuscoli, rapidissimi, fragili ma affascinanti. Gli insetti - visti spesso non di buon occhio - sono straordinari, sentinelle del cambiamento, spie importantissime per capire lo stato di salute di un luogo. Seguirne le tracce è un modo per osservare la natura, le particolari caratteristiche di un territorio, i diversi habitat, le differenti comunità vegetali, le nicchie ecologiche. 

Scoprire l’Oasi Zegna attraverso la sua popolazione di insetti è un modo per cogliere particolari e curiosità che si percepiscono soltanto quando l’occhio si concentra su dettagli e microcosmi. I bambini in questo sono maestri. Ed è attraverso i loro occhi che possiamo imparare a guardare la natura con uno sguardo nuovo. 


Non per nulla fu una bambina di 8 anni, Olimpia Sella, cugina dell’entomologo Eugenio Sella, a scoprire nell’estate del 1854 la gemma dell’Oasi Zegna nei dintorni del Bocchetto Sessera: il Carabus Olympiae, straordinario coleottero che con il tempo è diventato simbolo di questo territorio, perché non si trova in nessun altro luogo del mondo, se non nelle faggete e nel sottobosco dell’Oasi Zegna. Per questo nel 2012 è nato il progetto LIFE che ne salvaguarda la sicurezza, ne favorisce la conservazione e ne migliora l’habitat.  


Ma a parte il coleottero superstar dell’Oasi Zegna, che nella prima metà del Novecento rischiò di scomparire perché divenne preda dei collezionisti, sono migliaia le specie di insetti presenti in un paesaggio così vario che, schematicamente, può essere diviso in tre parti: la via dei rododendri; la via delle bocchette e la via della sienite.

Anzi “alcune migliaia” stimava Giorgio Celli quando compilò la guida entomologica dell’Oasi Zegna realizzata con l’importante contributo degli esperti del Museo di Storia Naturale di Milano. Grande studioso (oltre che entomologo fu anche etologo, accademico, scrittore, sceneggiatore, politico e membro del consiglio scientifico dell’Oasi Zegna fino alla sua scomparsa, nel 2011), Celli celebrava “il clima fresco e piovoso del territorio”, capace di garantire “la sopravvivenza di elementi estinti nel resto delle Alpi”.


E allora via alla caccia al tesoro, cercando di dare un nome ad alcuni di questi piccoli e affascinanti organismi (per averne un’esauriente panoramica, vi consigliamo di consultare la Guida che si trova a Casa Zegna) dai quali saremo accompagnati durante le nostre escursioni naturalistiche nell’Oasi Zegna, sempre attenti a non far loro male, osservandoli ma senza toccarli e stando ben attenti a lasciare intatto il loro habitat.

Nella prefazione alla guida, Celli faceva notare che “quando osserviamo questi esemplari in una scatola di collezione, appaiono variopinti e vistosi, mentre nel loro ambiente risultano sorprendentemente mimetici. Alcuni al minimo allarme si lasciano cadere al suolo fingendosi morti (tanatosi), altri ancora escono allo scoperto solo di notte; di questi ultimi, molti possono essere scovati durante il giorno rivoltando pietre o altri ripari sotto i quali hanno trovato rifugio. Ma non si ripeterà mai abbastanza la raccomandazione di rimettere pietre o altro nella posizione originale, dopo averli esaminati”.

E, soprattutto, il grande entomologo ricordava “a tutti gli escursionisti che incoscientemente abbandonano bottiglie, lattine e contenitori vari, più o meno nascosti tra i sassi e i cespugli, che il loro comportamento ha per la piccola fauna conseguenze distruttive, in quanto tali contenitori diventano trappole”. Quindi curiosi della natura e dei suoi abitanti, ma sempre con grande rispetto.

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