Non per nulla fu una bambina di 8 anni, Olimpia Sella, cugina dell’entomologo Eugenio Sella, a scoprire nell’estate del 1854 la gemma dell’Oasi Zegna nei dintorni del Bocchetto Sessera: il Carabus Olympiae, straordinario coleottero che con il tempo è diventato simbolo di questo territorio, perché non si trova in nessun altro luogo del mondo, se non nelle faggete e nel sottobosco dell’Oasi Zegna. Per questo nel 2012 è nato il progetto LIFE che ne salvaguarda la sicurezza, ne favorisce la conservazione e ne migliora l’habitat.
Ma a parte il coleottero superstar dell’Oasi Zegna, che nella prima metà del Novecento rischiò di scomparire perché divenne preda dei collezionisti, sono migliaia le specie di insetti presenti in un paesaggio così vario che, schematicamente, può essere diviso in tre parti:
la via dei rododendri; la via delle bocchette e la via della sienite.
Anzi “alcune migliaia” stimava Giorgio Celli quando compilò la guida entomologica dell’Oasi Zegna realizzata con l’importante contributo degli esperti del Museo di Storia Naturale di Milano. Grande studioso (oltre che entomologo fu anche etologo, accademico, scrittore, sceneggiatore, politico e membro del consiglio scientifico dell’Oasi Zegna fino alla sua scomparsa, nel 2011), Celli celebrava “il clima fresco e piovoso del territorio”, capace di garantire “la sopravvivenza di elementi estinti nel resto delle Alpi”.